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La bottiglia di olio di oliva più antica del mondo? Risale al 79 d.C.

La bottiglia, conservata al MANN, risale all’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. e contiene il più antico campione di olio di oliva mai ritrovato

La bottiglia di olio di oliva più antica del mondo? È conservata al MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli). Una bottiglia emersa dai primi scavi in epoca moderna nella zona di Pompei e Ercolano, che contiene un liquido ormai solidificato, risalente al 79 d.C.

Per la precisione, alla famosa eruzione del Vesuvio durante il principato di Tito, raccontata da Plinio il Giovane nella sua lettera a Tacito. Seppellita insieme a Ercolano e Pompei, questa bottiglia è arrivata fino a noi perfettamente conservata e contiene una sostanza che non lascia dubbi sulla sua natura: si tratta proprio di olio di oliva.

Se inizialmente, infatti, si pensava che contenesse vino, dopo gli studi effettuati la risposta è chiara: la bottiglia di olio di oliva più vecchia del mondo è un ritrovamento straordinario e una preziosa testimonianza sull’uso di questo ingrediente della tavola, già nel I secolo.

La bottiglia di olio più antica del mondo

La certificazione è arrivata da poco, in seguito a studi recentissimi su una bottiglia ritrovata due anni fa da Alberto Angela e da Paolo Giulierini, direttore del MANN, nel deposito nel museo, nel corso di un sopralluogo per la preparazione di una puntata del programma “Stanotte a Pompei” di Rai Uno.

La bottiglia venne seppellita dall’eruzione del vulcano (molto probabilmente a Ercolano) e fu poi ritrovata nel corso delle prime campagne di scavo di epoca moderna avviate dal principe d’Elboeuf nel 1738 e portate avanti dal re Carlo di Borbone. Ma è stato solo due anni fa, con l’inizio del riordino dei reperti contenuti nei depositi del museo napoletano e in concomitanza con la registrazione del programma di Alberto Angela, che questa bottiglia è tornata agli onori della cronaca. Un contenitore di vetro, scheggiato ma integro, con all’interno una sostanza solidificata scambiata, in un primo momento, per vino.

Uno studio del Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli e pubblicato sulla rivista NPJ Science of Food del gruppo Nature ha invece certificato recentemente che la sostanza solidificata dalla consistenza cerosa contenuta nella bottiglia è proprio olio di oliva.

Questo straordinario reperto, già esposto nel museo nella mostra Res Rustica, accanto a un pane carbonizzato, è diventato, quindi, la bottiglia di olio di oliva più antica del mondo!

L’olio di oliva nell’alimentazione degli antichi Romani

L’impiego di moderne tecniche molecolari e la datazione al Carbonio-14 su un campione del liquido contenuto non hanno lasciato dubbi; è proprio olio di oliva, risalente a ben duemila anni fa, e quindi il più antico e consistente campione mai pervenuto fino a noi.

Naturalmente, bisogna tenere conto di tutte le prove che questa bottiglia ha dovuto affrontare: prima le temperature altissime dovute alla lava, poi quelle relative alla conservazione nel corso dei secoli.

Il contenuto, quindi, porta le tracce delle modificazioni subite dai trigliceridi, che si sono scissi negli acidi grassi costitutivi, i quali a loro volta hanno subito un fenomeno di profonda ossidazione. Quello che è interessante osservare, però, è che questo olio non conteneva alcun grasso di origine animale, molto diffuso ai tempi, ma era di origine vegetale.

Questo ci racconta molto sull’uso dell’olio di oliva nell’alimentazione quotidiana delle popolazioni del Mediterraneo e degli antichi romani della Campania Felix (l’antica Campania).

Del resto, la storia dell’olio di oliva ha radici incredibilmente antiche: già dodici milioni di anni fa, ben prima della comparsa dell’uomo sulla terra, nel Mediterraneo erano presenti piante del genere olea; circa settemila anni fa, con la comparsa dei primi villaggi, l’uomo iniziò a selezionare e potare le piante di ulivo.

L’olio di oliva: gli usi nell’antichità

Già i Romani usavano l’olio d’oliva in tutti gli ambiti della vita quotidiana: come condimento in cucina, come unguento, alle terme e come combustibile, per le lampade ad olio. E già ai tempi dei Romani si trovavano interessanti notizie sugli antichi frantoi: luoghi per lo più sotterranei in cui una macina provvedeva a schiacciare le olive raccolte, senza schiacciare il nocciolo.

L’olio veniva poi conservato in particolari anfore e destinato ai diversi usi, nella cosmesi, in cucina, come combustibile e anche nello sport. Gli atleti infatti portavano spesso con sé una piccola bottiglia di vetro con dell’olio, che usavano per ungersi prima degli allenamenti.

Chissà qual era la storia della bottiglia ritrovata dall’eruzione del 79 d.C.? Sarà stata pensata per la tavola oppure per la cosmesi? Non lo sapremo mai. Il suo destino, infatti, è stato un altro: quello di diventare la bottiglia di olio più vecchia del mondo. Sopravvissuta a un’eruzione vulcanica e a duemila anni, è arrivata fino a noi per raccontarci una storia importante e affascinante: quella dell’uso dell’olio di oliva già dall’antichità. Un’avventura che continua ancora oggi, sulla nostra tavola e non solo.

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